Oggi la presenza di un sistema di allarme in casa, in un’azienda, in un’attività commerciale ci appare come una cosa naturale, quasi scontata. Ma quando sono nati tali sistemi e come si sono evoluti nel tempo?
Tildlsey: l’inventore del primo modello riconosciuto Dobbiamo andare indietro fino al ‘700 per trovare traccia di un primo modello, quando l’inglese Tildsley inventò un rudimentale sistema antintrusione: collegò in maniera meccanica delle catene alla propria porta d’ingresso facendo in modo che, nell’eventualità di un tentativo di effrazione, esse si muovessero e facessero rumore. Certamente semplice e artigianale, tale sistema ebbe però il merito di porre le basi del funzionamento di un allarme.
Pope: l’applicazione dell’elettricità Dobbiamo però aspettare il secolo successivo per trovare sviluppi significativi. Augustus Pope, inventore di Sommerville, Boston, ebbe l’intuizione di utilizzare l’elettricità applicata ad un sistema di sicurezza: si trattava di un dispositivo alimentato a batteria basato su circuito elettrico, a cui porte e finestre erano collegate come unità indipendenti.
Se queste fossero state aperte il circuito si sarebbe chiuso, facendo vibrare un magnete grazie alla forza del flusso di corrente. Le vibrazioni elettromagnetiche venivano poi trasferite su un martelletto che colpiva un campanello in ottone. La caratteristica fondamentale del sistema di Pope era che l’allarme avrebbe continuato a suonare anche se l’intruso fosse riuscito a chiudere la porta o la finestra attraverso cui era entrato, assicurando così che il padrone di casa ricevesse comunque un avviso. Pope ha ricevuto il brevetto per questo allarme il 21 Giugno 1853.
Holmes e gli inizi della commercializzazione La prima società per gli impianti di allarme nacque proprio grazie all’intuizione di Pope e al fiuto per gli affari di Edwin Holmes, che ne acquistò il brevetto e fondò una società per la produzione e diffusione su larga scala. Le prime creazioni, a causa del costo elevato, trovarono mercato principalmente nelle zone benestanti. Complice la diffusione dell’energia elettrica, il prodotto iniziò ad avere graduale diffusione a livello internazionale; il merito di Holmes fu soprattutto quello di introdurre l’idea, allora pionieristica, della presenza nelle case di un dispositivo con controllo antintrusione.
Calahan e l’utilizzo della linea telefonica Il 1867 fu l’anno di una svolta fondamentale: a New York, il giovane Edward Calahan ebbe un’intuizione decisiva: dal momento che i furti si verificavano principalmente nelle città, allora i sistemi non dovevano solo emettere un allarme, ma anche fornire aiuto; ecco allora che si rese conto della necessità di una centrale di emergenza in grado di rispondere alle richieste di aiuto in entrata.
Creò quindi un impianto alimentato dalla rete elettrica centrale e collegato alle linee telefoniche, suddividendo la città in distretti dotati di colonnine di soccorso: in caso di una richiesta di aiuto in entrata, sarebbero stati prontamente inviati fattorini per richiedere assistenza per ciascun distretto. Le scatole di chiamata d’emergenza di Calahan presto divennero lo standard di protezione per polizia e vigili del fuoco e furono usate anche dai servizi di intelligence.
Gli inizi del ‘900 e la diffusione su larga scala Nel 1905 l’antifurto di Pope e l’azienda di Holmes vengono acquistati dalla AT&T: viene attivato il collegamento al sistema di chiamate di emergenza verso la polizia locale e i vigili del fuoco cominciando così a diffondersi su vasta scala. Si trattava di un sistema che avrebbe poi portato alla nascita degli Istituti di vigilanza.
Gli anni ’70 e i sensori di movimento Grazie al rapido sviluppo della tecnologia e alle coperte scientifiche, i sistemi di allarme sono diventati via via sempre più sofisticati: negli anni ‘70 furono introdotti e perfezionati i sensori di movimento, implementando la tecnologia degli ultrasuoni.
Tramite essa, se un malintenzionato si fosse introdotto in un’abitazione, intercettato dai sensori avrebbe causato un cambio nelle onde elettromagnetiche e fatto così scattare l’allarme.
Dagli anni ’80 ad oggi: la diffusione della tecnologia Gli ultimi anni del XX secolo furono caratterizzati da quella che potremmo definire una democratizzazione degli impianti di allarme: si diffusero in maniera capillare diventando sempre più lo standard per la sicurezza degli edifici.
Arrivarono poi sul mercato i primi impianti di allarme senza fili e si trattò di una piccola rivoluzione in termini di praticità. Oggi, grazie a sensori volumetrici e rilevatori di contatti magnetici, alla tecnologia della rete, alla domotica e all’alta ingegnerizzazione, esistono tantissimi modelli di allarme adatti ad ogni esigenza.
Non solo: vengono integrati diversi sistemi di prevenzione, come antincendio, rilevamento fumi e gas, antiallagamento e altri.